Settant’anni fa i biochimici James Watson (1928) e Francis Crick (1916-2004) intuirono per la prima volta la struttura del nostro DNA. I due scienziati di Cambridge sono ancora oggi i signori del Dna per antonomasia, ma in pochi sanno che si arrivò a concretizzare questa intuizione grazie a una forte rivalità tra i due e qualche sgambetto. Scopriamo i retroscena di questa scoperta epocale attraverso l’articolo “La scienza si fa in due” di Giuliana Lomazzi, tratto dagli archivi di Focus Storia.
UN MODELLINO DA NOBEL. Pochi giorni dopo la prima intuizione, il 7 marzo 1953 James Watson e Francis Crick costruirono un modellino in fil di ferro e cartone che fece storia: era la prima rappresentazione della struttura del DNA tra le maggiori scoperte della biologia del Novecento. Il brillante duo era composto dal biochimico americano Watson, 23 anni, e dal biologo molecolare inglese Crick, 35 anni. Incontratisi a fine 1951 al dipartimento di fisica dell’Università di Cambridge, erano incaricati di studiare l’uno la mioglobina e l’altro l’emoglobina, ma a loro interessava solo la struttura del Dna e volevano scoprirla a ogni costo.
AMORE-ODIO. Fu questo forte interesse comune a farne una squadra vincente, con tratti comuni poco edificanti riassunti da Crick così: arroganza giovanile, spregiudicatezza, impazienza. I due si ammiravano e si criticavano. Il collega, scrisse Watson nel 1968 nel suo La doppia elica sui retroscena della ricerca, lo trattava come un fratello minore e non peccava certo di modestia. Comunque siano andate le cose, i due biologi posero le basi della moderna genetica e aperto il percorso dello studio del nostro codice genetico. Nel 1962 fu assegnato loro il Nobel per la medicina