Giulietta è vivace e ha una gran voglia di raccontarmi, cosa che fa con passione, quali sono stati i motivi per cui ha iniziato a scrivere.
G: <<Circa 10 anni fa ho trovato in casa vecchie foto e documenti dei miei nonni e bisnonni, quindi ho iniziato a scrivere per diletto un romanzo storico-familiare, che non pensavo di pubblicare. Poi mi sono resa conto che avevo molto materiale, compresi specifici riferimenti storici>>
M: <<Ha piacere di raccontare ai nostri lettori di cosa si tratta in dettaglio?>>
G: <<È la storia di famiglia realmente esistita narrata come in un romanzo, cui ho aggiunto alcune cose di fantasia per renderlo scorrevole e accattivante. La narrazione inizia nel ’43 e arriva al ’45, passando dalla guerra di liberazione alla caduta del fascismo>>
M: <<Giulietta sono tanti i testi che raccontano di quegli anni bui e carichi di sofferenza, in che cosa si differenzia il suo romanzo?>>
G: << Quando ho deciso di trasformare la storia della mia famiglia e di quelle di molti abitanti della Val Sangone in una narrazione sospesa tra romanzo e storia, mi sono documentata, aggiungendo ai racconti di mia nonna e di altri grandi vecchi che ho intervistato, a quelli di importanti fonti storiche. La più utile per ricostruire i fatti con dovizia è stato il diario del podestà Zanolli, figura di spicco del fascismo a Giaveno, che aveva quotidianamente riportato come un romanzo tutto quello che accadeva in città e sulle montagne. Raccontò anche dei partigiani, dei quali il primo ucciso in valle era cugino primo del mio bisnonno. A lui è dedicata una strada del capoluogo, via Maurizio Guglielmino>>
M: <<Le valli piemontesi hanno pagato un alto tributo in vite e il loro ricordo non va disperso; chissà se i giovani conoscono l’infame episodio dell’impiccagione di molti giovani su Piazza Molines e l’eccidio di Forno di Coazze, dove molti partigiani e non vennero feriti e lasciati morire>>
G: <<Ho saputo molte delle cose che scrivo dai racconti di mia nonna, che era nata nel 1901, e che quindi aveva vissuto gli orrori delle due guerre mondiali; di quegli episodi racconto per non dimenticare>>
M: <<I romanzi sono due, mi racconta come sono strutturati i suoi libri?>>
G: <<I due libri che ho scritto su questo argomento raccontano due aspetti paralleli della storia: quella vissuta dalla gente comune, nel mio caso dalla mia famiglia, con i risvolti personali che ne sono conseguiti, e dall’altra parte la storia, quella con al “S” maiuscola>>
M: <<Quale personaggio ha amato di più, a tutti gli scrittori capita di innamorarsi di qualcuno in particolare>>
G: <<Il personaggio a cui sono più legata è il bambino che racconta dal punto di vista della sua età i fatti e poi continua crescendo, adattando stile narrativo e pensieri all’evolversi dei suoi anni, ripercorrendo i grandi accadimenti drammatici di Giaveno secondo il diverso punto di vista dell’età>>
M: <<Ho letto che il primo romanzo “Prigionieri di un passato”, del 2013, ha la prefazione di Gianni Oliva, famoso storico e scrittore che molto ha dato nel narrare le vicende di quegli anni>>
G: <<Sì, interessante apporto il suo; per il secondo “Muti testimoni” del 2016, non ho avuto tempo di chiedergli la prefazione perché ho scritto la storia di Maria Riva, staffetta partigiana, che per questioni di età non poteva permettersi attese lunghe, e siamo usciti in libreria così>>.
M: <<Grazie Giulietta, so che a breve esce il giallo triller “I lucidi occhi della follia”, ambientato a Torino, tutto creato dalla sua fantasia, con una casa editrice siciliana, GAE edizioni. Non possiamo che augurarle un grande successo, come per gli altri>>