Recita un noto dizionario, “Caos” è: “disordine, confusione, trambusto ... Nelle antiche cosmologie greche, lo stato di completo disordine degli elementi materiali preesistente alla formazione dell’universo ordinato. Nella teoria dei sistemi complessi, condizione a cui tende un sistema allorché le sue leggi comportano evoluzioni imprevedibili e irregolari”.
Lo stesso dizionario sul concetto di “Casualità: “caratteristica di ciò che non è voluto o programmato, o che non è controllabile dalla volontà perché imprevedibile, fortuito …”.
Fiumi di pagine sono stati scritti in ambito scientifico sulla Teoria della casualità ma preferisco un approccio al tema di natura esistenziale e linguistica.
Mi limiterò dunque ad una considerazione/premessa, ad un paio di narrazioni e infine a conclusioni brevi, spero di buon senso.
La considerazione/premessa, dicevo: il tema che propongo “caos e caso” è semplice, basterebbe accettarlo in chiave naturalistica, alla pari dell’esistenza dei quattro elementi di natura, terra, acqua, aria, fuoco. Invece ha impegnato e impegna da millenni il mondo della cultura, della religione e addirittura della scienza, incrociando variabili incredibili, come destino, libero arbitrio, virtù religiose, matematica e teoria quantistica. Più semplicemente, caos e caso sono elementi fondativi dello stato di natura.
Prima narrazione. La prendo di basso profilo cercando semplicità nella riflessione. Affermava un mio grande Maestro di Astrologia: «Diamo per scontato che i pianeti influenzino in modo decisivo la nostra esistenza. Dico “diamo per scontato” perché stiamo parlando di Astrologia, un’arte divinatoria, non stiamo sviluppando un ragionamento con ancoraggio scientifico. Questa influenza planetaria fa necessariamente i conti con due variabili fondamentali: l’ambiente e il caso. Un esempio elementare: una creatura dotata di un cielo astrale di nascita meraviglioso nasce in un paese sottosviluppato. Tanti i condizionamenti ostili: dal rischio di morte prematura al tessuto sociale violento, allo svantaggio oggettivo nell’organizzare una vita dignitosa. Siamo sicuri che prevarrà il cielo di nascita prodigioso all’ambiente di nascita sfortunato?». La risposta è pacifica: se facciamo un’indagine statistica su un campione di cieli di nascita fortunati riguardanti esseri umani venuti al mondo in condizione di svantaggio ambientale, prevarranno indubbiamente caso e ambiente sulla poderosa forza dei pianeti”.
Interessante che a porre il dubbio fosse un cultore di astrologia, facile puntualizzare che con questo approccio gli esempi di condizionamento alla vita umana determinati dall’ambiente e dal caso sono infiniti.
Seconda narrazione. Ho avuto la fortuna di vivere intensamente e di aver avuto tanti incontri e tante esperienze. Fra queste, ho avuto modo d’incontrare persone molto fragili e persone molto potenti. Fra questi: un boss mafioso e un distinto signore. Il primo era una persona esistenzialmente perduta. Ero molto giovane, seppi che fosse un boss, molti anni dopo, da adulto, ma lo osservai a lungo, cogliendo la particolarità del personaggio. Il secondo era un uomo socialmente rispettato, persona potente e onorata, a quei tempi non avrei saputo dire molto di più.
Feci un esperimento, che d’altronde è sempre stato nelle mie corde di sociologo/sperimentalista, fin da giovane: trattare entrambi i personaggi da uomini, senza pregiudizi, né timori, né interessi personali; misurando la condizione umana della persona che frequentavo, quella unità di misura che oggi definisco intelligenza esistenziale: la capacità di entrare in profonda sintonia e rispetto con il mondo
Mi sono appassionato in questa direzione, e ho continuato a incontrare e studiare tanta umanità negli ambienti più disparati, talvolta per gioco e ricerca, talaltra per casualità degli incontri.
Ma cos’è l’intelligenza esistenziale? Ho già scritto a riguardo: “… è quella dimensione che unisce armonicamente al mondo quel tanto di mente, di anima e di corpo di cui un umano disponga. Non è un fatto di quantità ma di qualità e armonia. Tanti gli esempi e in tutti i mondi possibili. … Ho conosciuto uomini semplici, semianalfabeti, dotati di immensa luce, di grande umiltà ed intelligenza esistenziale”.
Per tornare al boss e al signore distinto, ho poi scoperto trattarsi di due uomini diversamente dediti al delinquere.
Il primo, cresciuto in un ambiente violento e socialmente inquinato, era dotato di spiccato profilo criminale, entrava e usciva dalle patrie galere, ti guardava dritto negli occhi e si ispirava ad un codice di regole, un mix di cavalleria e scelleratezza.
Il secondo, cresciuto in un ambiente apparentemente sano, soffriva lo sguardo diretto, appariva timido, tendeva al raggiungimento del proprio particulare per istinto, al tornaconto che avesse cura di evitare la commissione del crimine almeno direttamente, il tutto con ossequio ed eleganza.
Insomma due fior fior di farabutti ma: mentre il primo aveva momenti in cui gracchiava come una radio che rispondendo al comando fosse in cerca di un canale, a volte criminale a volte umano, poi finiva con entrare in sintonia con il mondo, mostrando un’improbabile e complessa ricerca di tracce di intelligenza esistenziale; il secondo ne era assolutamente privo, si limitava con diligenza a praticare il suo lavoro, recitando la parte dell’uomo di rispetto.
Due mostri, entrambi tecnicamente capaci di elaborare intelligenza, ma esistenzialmente privi di quella intelligenza che fa di un essere umano un uomo compiuto.
Il primo era forse consapevole del suo sdoppiamento mentale, il secondo coltivava con distacco il suo modo di vivere come unico possibile.
Conclusioni brevi. Noi tutti cerchiamo, con l’esempio e gli insegnamenti, di formare al meglio i nostri figli, di portarli ad avere un posto sano in società, ma il mondo è dominato dal caos e dal caso, e questo è da non dimenticare nello stimolare una formazione equilibrata e il raggiungimento di un’autentica intelligenza esistenziale.
Fallire nel costruire pedagogicamente questa prospettiva può creare disadattamento sociale, e le conseguenze possono essere le più inattese.