Il mio incontro con Mario Soldati risale a parecchi anni fa. La nostra maestra elementare nel lontano 1969 ci diede, come si usava allora, un compito di gruppo, raccontare e illustrare il viaggio del fiume Po, ricercando i prodotti tipici, l’arte e le tradizioni che si incontravano lungo il suo percorso, prendendo lo spunto dal programma realizzato per la Rai da Mario Soldati verso la fine degli anni 50. Un compito che realizzammo con entusiasmo e che ancora oggi ricordo con tenerezza. Fu la scintilla che contribuì ad appassionarmi al vino ed al suo mondo. Alcuni anni più tardi trovai su una bancarella una copia del libro “Vino al Vino”, che cercavo da tempo e l’autore era di nuovo lui, Mario Soldati. Divorai con avidità quelle pagine, fu la scintilla che contribuì ad appassionarmi al vino ed al suo mondo, e da allora non ho mai smesso di leggere e rileggere. Pagine che raccontano di uomini, luoghi, tradizioni e paesaggi intimamente legati al prodotto della vite, il vino. Sono gli anni del boom economico, un periodo esaltante per la nostra nazione che però preoccupa non poco l’autore, timoroso che possa perdersi quell’artigianalità, genuinità e soprattutto qualità del vino che, unita alla serietà del produttore e alle piccole produzioni era il punto fermo, costantemente ricercato da Soldati. Il desiderio di raccontare questa civiltà che avrebbe potuto andare persa rende Soldati un attento osservatore, curioso per ogni particolare che lo circonda e che riesce a tradurlo con un linguaggio coinvolgente, poetico e anche narrativo, ma allo stesso tempo tecnico fornendo non solo dati e informazioni enologiche, ma anche uno spaccato di vita vissuta delle realtà che incontrava. Soldati fu certamente uno dei primi scrittori che hanno dato forte dignità al Vino, presentandolo non solo come prodotto agricolo, ma esaltandone la forte valenza culturale e territoriale. Nel suo libro il Vino è il protagonista assoluto che lui inserisce magistralmente nel contesto in cui viene prodotto, ne narra ogni particolare, iniziando così un nuovo modo di scrivere e parlare di vino, iniziando dagli uomini che lo producono e dai luoghi, a volte unici, dove da secoli la vite è presente. Un percorso, per altro, già iniziato da due altri importanti narratori che avevano scritto su questo argomento: Paolo Monelli e Gianni Brera. La scintilla posta dalla mia cara maestra ha condizionato positivamente il percorso che ho poi intrapreso nel mondo del vino, e nei corsi di formazione dell’Associazione Italiana Sommelier, che seguo ormai da diversi anni; sia a livello reginale sia nazionale cerco di suscitare negli allievi quel senso di stupore e meraviglia che ho maturato sulle pagine di Soldati. Molte riflessioni del nostro autore sono di un’incredibile attualità nel settore enologico, nonostante la profonda trasformazione che ha interessato il mondo del vino negli ultimi decenni, e sono convinto che “Vino al Vino” resta senza dubbio un capolavoro, un testo obbligatorio, da leggere con attenzione da coloro che raccontano e promuovono questo unico e fantastico prodotto.