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Gli astrologi più avvertiti l’avevano previsto. Altro che Era dell’Acquario! Col nuovo millennio siamo entrati nell’Era della Bufala. Facile la verifica, basta guardarsi intorno: nelle bufale viviamo immersi. È opinione corrente che il principale sito di produzione sia il web, e in particolare i social, che non frequento. E però la bufala, questo lo so per certo, ha quantomeno conquistato le uniche fonti di informazione italiane che frequento: la grande stampa e i maggiori tg, che dovrebbero essere le più protette e quindi le più impensabili. Si presenta con tipologie diverse e molteplici, ed a livelli diversi di importanza.

Comunemente, quando si parla di bufale, ciò a cui si pensa sono le cosiddette fake news, ovvero notizie inventate. Siamo, in questi casi, sovente alle prese con notizie diffuse da centri di disinformazione creati ad hoc, e finalizzate a obiettivi politici, talvolta commerciali. Non le classificherei quindi come bufale senso strictu. Qualcosa di più e qualcosa di meno. E comunque, altre e più sottili sono le tipologie che si incontrano nei media maggiori. Proviamo una rassegna, cominciando da esempi minimi della tipologia più frequente, ovvero il falso per omissione.

Dal Telegraph (12 dic. 2024, edizione on-line) un titolo: “Greta Thunberg declares <f… Israel at german demonstration” (si trattava di una dimostrazione contro il cambiamento climatico. come si spiega nel testo). Qualcuno ha mai incontrato la faccenda sui nostri media importanti? Forse adeguatamente imboscata. Eppure, è interessante, dato il peso mediatico del personaggio. Da considerare però che rude linguaggio, odio per Israele, e commistione tra Israele ed ambiente – peraltro molto frequenti – potrebbero non giovare né all’immagine della Greta né a quella dell’ambientalismo, e allora…

Un evento recente che definirei “bizzarro” (se meriti l’upgrading a bufala, lascerei decidere al lettore) è il “salvataggio” della bambina naufragata, operato da un modesto natante di una ONG, con a bordo cinque o sei volontari. Notizia: la bambina è stata in acqua sorretta da due camere d’aria per una durata incerta, tra le dodici ore ed i due o tre giorni, unica superstite di un gruppo di quarantacinque (non uno di più, non uno di meno). Se si esaminano gli eventi da vicino, la bambina ha casualmente trovato due camere d’aria (gonfie); casualmente le sue grida sono state sentite dalla barca dei soccorritori, che casualmente incrociava da quelle parti; casualmente è sopravvissuta nelle acque del Mediterraneo decembrino senza nemmeno un raffreddore. Una vicenda straordinaria, che avrebbe dovuto comportare cronache, commenti, gare di solidarietà, peluche, cuoricini eccetera, per giorni e giorni. Invece, dopo le prime ventiquattro ore se ne è persa ogni traccia. A qualcuno (bravo!) deve essere sorto un dubbio. Qui, la scelta è del tipo “se non si può fare altro, obliterare”. C’è di mezzo nientemeno che l’immagine dei buoni. Ingentilita, la prima notizia, da un dettaglio: portata a bordo, la bambina è stata per prima cosa asciugata, perché era tutta bagnata (letta su un grande quotidiano). Il senso dell’umorismo non deve abbondare in redazione.

Una particolare, non rara, bufala per omissione è quella da qualificare come “per deferenza”: taluni personaggi non si toccano. È il caso della battuta di papa Francesco su “froci” e seminari. Riferita (era impossibile non riferirla) e scomparsa in un amen. Immaginiamo che cosa sarebbe successo se il termine (e il concetto) fossero scappati ad un personaggio pubblico, magari di destra: sermoni di teste d’uovo, cortei arcobaleno di protesta, condanna senza appello. Personaggio intoccabile, papa Francesco (in fondo, anche Greta).

Poi ci sono le bufale che definirei “per ossessiva reiterazione”. Un caso tra i tanti è quello di quel politico che ad una festa di Capodanno sembra abbia sparato un colpo di pistola e ferito qualcuno (se è così, non proprio una testa da Premio Nobel). Ebbene, abbiamo un evento di grandiosa irrilevanza che, dopo un anno, continua ad esserci riproposto, discusso, analizzato con quella che chiamerei – appunto – “ossessiva reiterazione”.

Vengo all’ultimo esempio, che è anche il più importante: il casuale incendio di Notre Dame ovvero di uno dei siti più importanti e iconici della Cristianità. Nasce in un settore della Cattedrale che ospita un cantiere in quel momento inattivo, e la sua improbabilità come evento casuale è decisamente alta. Qualunque boy-scout sa che per innescare un fuoco bisogna darsi da fare: difficilissimo che nasca per conto suo. Degli incendi boschivi presunti spontanei nessuno ha paura di parlare. Molti credono, o fan finta di credere, che le guerre di religione siano finite nel 1600 con la Battaglia della Montagna Bianca. Farebbero meglio a guardarsi intorno con più attenzione. Inverosimile che il mio dubbio non se lo siano posti qualche milione di francesi. Ma anche il solo parlarne è un tabù. E allora ecco il falso per omissione!

Si può pensare che anche “il solo parlarne” avrebbe potuto scatenare un inferno: questo farebbe del silenzio l’unica bufala accettabile tra quelle elencate. Ma è così? In un tempo lontano, qualcuno disse ironicamente che in Francia il cattolicesimo “è una corrente letteraria”. Oggi forse non è più nemmeno quello. E tuttavia, mescolato col forte sentimento nazionale, la miscela potrebbe ancora essere esplosiva. Chi sa…

Una notazione per finire. La nuova e moderna censura che considero il vaiolo del nostro tempo, e che accomuna gli esempi citati (a parte lo sparo di Capodanno), ha un padre, che è l’ossequio al politicamente corretto. E qui mi fermo perché si aprirebbe una tematica di altra dimensione.