Una presentazione ufficiale e solenne con Autorità e rappresentanti di Poste Italiane, quella del francobollo dedicato ad Erminio Macario. Un attore eclettico, l’ultimo rappresentante del varietà con soubrette, lustrini, le famose “donnine” che hanno fatto la storia dello spettacolo. Era però anche altro, autore, attore cinematografico, interprete di spot pubblicitari, imprenditore. Anche se smaccatamente torinese, la sua fama ne aveva fatto un attore italiano, nazionale al pari dei De Filippo, Totò, capocomico, scopritore di talenti, inventò fra i tanti, Wanda Osiris, facendola diventare la Wandissima. Nato nel 1902 a Torino, ricorrono quest’anno i 120 anni dalla nascita, emerse immediatamente come grande attore comico ma partecipò anche in ruoli drammatici in “Italia piccola “di Mario Soldati nel 1959.Macario alterna, da vero artista eclettico, commedie musicali, riviste, televisione, cinema. In questa ultima arte è a volte in coppia con gli altri grandi del periodo Totò, Taranto, Peppino de Filippo e Fabrizi, con loro gira 7 film, innumerevoli quelli in cui è protagonista ma la sua vera invenzione fu il varietà appreso da Isa Bluette, una star degli anni 40. Milano lo consacra a Re della Rivista ed anche il più grande comico dell’epoca, innovativo, lunare, un vero discendente di Petrolini. Nel ’65 la riedizione della commedia musicale Febbre Azzurra con le coreografie di G. Landi, è campione d’incasso della stagione. Nel 1970 interpreta per il Teatro Stabile di Torino Le miserie d’monssù Travet. Durante gli anni ’70 costituisce una Compagnia di teatro popolare piemontese in tournée nazionale. Nel ’75 la commedia Due sul pianerottolo di M. Amendola e B. Corbucci con Rita Pavone, campione d’incasso della stagione, diventa il suo ultimo film. Nel ’76 e nel ’77 Macario è protagonista di due serie di Show del sabato sera su Rai2 Macario Uno Due e Macario Più. Ottiene 22 milioni di audience e un gradimento fra l’80% e il 90%. Macario conquista Parigi con la rivista Votate per Venere di Orio Vergani e Dino Falconi. Talmente famoso in Francia che De Gaulle per la prima invia corazzieri a cavallo. Ad applaudirlo accorrono, fra gli altri, Jean Renoir, Fernandel, Josephine Baker, Alec Guinnes, Juliette Greco. Dopo aver girato tutta Italia ed Europa per oltre venti anni, a metà del’70, torna definitivamente a Torino dove interpreta Le miserie di Monssù Travet di Vittorio Bersezio per il Teatro Stabile. Forma anche una Compagnia di prosa piemontese che agisce sul territorio nazionale per svariati anni con grande consenso popolare, insieme all’attrice comica emergente, la torinese Margherita Fumero, che a dicembre debutterà al Teatro Gioiello. Sempre tra gli anni 70 ed 80, porta in scena alcune commedie: Bastian Contrari, regia di Massimo Scaglione; Achille Ciabotto medico condotto; Stazione di Servizio; Carlin Cerutti, sarto, per tutti. Un privato edifica il ‘Teatro Macario’ nel cuore di Torino e lo offre al comico a coronamento di tutta una vita. Io riuscii a vederlo al Teatro Nuovo con mia mamma che l’adorava e che si spinse, non lo faceva mai, a chiedergli l’autografo, mi era sembrato molto stanco e proprio durante le rappresentazioni della rivista da camera, Oplà, giochiamo insieme, accusa un malore. Dopo alcuni mesi di ricovero, si spegne a 78 anni, per un male che si era portato avanti da anni ma caparbio ed innamorato del suo lavoro, aveva voluto esorcizzare, un po’ come Enrico Caruso, che per quanto sofferente cantò sino alla fine. Gli artisti, si sa, vogliono morire dando sino all’ultimo spasimo, gioia ai loro spettatori e così è stato per il grande Erminio Macario, cui l’altra sera, presenti i due figli, numerosi attori, il figlio del grande Bixio, autore di oltre 100 celebri canzoni e colonne sonore, è stata lanciata una bella iniziativa: intitolare la Galleria Subalpina all’artista torinese. L’idea presentata dal Direttore del Museo del Cinema, Domenico de Gaetano, è stata mutuata dalla Galleria Sordi di Roma, già Galleria Colonna, uno spazio triste che all’improvviso è rinato e così dovrebbe essere per la nostra Galleria bella ma melanconica. La serata piacevolissima, che conferma Il Museo del Cinema di Torino, uno dei più sfavillanti della città ed anche d’Italia, è stata allietata da diversi spezzoni dei suoi più celebri e divertenti film, un vero momento di allegra serenità e di gustosa e mai volgare comicità.
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