Fino al 18 gennaio 2026, il Chiostro del Bramante di Roma si trasforma in un giardino sospeso tra passato e futuro: una luminosa serra che custodisce memorie antiche e spalanca finestre sul domani. È la mostra Flowers: dal Rinascimento all’intelligenza artificiale, curata da Franziska Stöhr con Roger Diederen, in collaborazione con Suzanne Landau, che propone un percorso immersivo dedicato al simbolismo eterno dei fiori, emblemi che mutano nel tempo senza mai appassire, arricchendosi di significati sempre nuovi. Questo concetto prende forma sin dalla prima opera, un’installazione di Austin Young, Fallen Fruit. Si tratta di una stanza a cielo aperto nel cuore del chiostro, dove pavimento e pareti si vestono di fiori e tessuti leggeri danzano tra gli archi, sospinti dal vento. L’installazione rende omaggio a Gea, dea della natura, e alla Vergine Maria: due figure simboliche che dialogano tra loro attraverso i fiori, trasformati in emblemi di una spiritualità universale. L’aria che accarezza i tessuti scandisce il ritmo della mostra e invita il visitatore a rallentare, lasciandosi completamente avvolgere dall’esperienza e preparandolo così a un percorso che attraversa cinque secoli di storia. Il viaggio prosegue attraverso opere che mettono in luce ed esaltano i molteplici significati di questi straordinari simboli. In Flowers, infatti, i fiori diventano strumenti di politica e scienza, simboli di denuncia ecologica, testimoni di crisi e inviti alla riflessione. Nell’opera Honeyflower 1, dell’artista tedesco Maximilian Prüfer, un fiore di pero impollinato manualmente nella provincia cinese di Sichuan diventa simbolo della lotta contro l’assenza degli insetti impollinatori, decimati dall’uso intensivo di pesticidi e dalle devastanti politiche agricole del passato. Il fiore richiama la vulnerabilità di un ecosistema che rischia il collasso e racconta un futuro in cui l’umanità, privata di alleati naturali, si trova costretta a sostituire la vita con la meccanica. Non meno suggestiva è l’opera di Tomáš Gabzdil Libertíny, Crafted by Bees. Qui la testa bronzea dell’imperatore Adriano viene affidata a centomila api che la rivestono di cera. Il risultato è una fusione sorprendente tra storia, natura e arte: un incontro tra antico e contemporaneo che invita a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente. Durante il percorso non mancano esperienze sensoriali come il rigoglioso corridoio di fiori di Rebecca Louise Law, che sembra avvolgere il pubblico in un abbraccio di profumi e colori, trasformando il passaggio da una sala all’altra in un’esperienza quasi ipnotica. Altrettanto coinvolgente è il percorso olfattivo ideato da Campomarzio70, che accompagna il visitatore attraverso le fragranze intense di quattro fiori – arancio, gelsomino, rosa e tuberosa – ciascuno protagonista in una sala dedicata, amplificando la dimensione immersiva della mostra e creando un dialogo sottile tra vista e olfatto. Il percorso si chiude con Meadow di Studio Drift, installazione digitale sospesa al soffitto, dove i fiori sbocciano senza mai appassire. Si aprono e si chiudono in una danza delicata, eterna, sospesa nel tempo. Qui la tecnologia imita la natura, donandoci una bellezza imperitura e, per contrasto, ricordandoci che nel mondo reale tutto ciò che vive è destinato a svanire. Al termine della mostra lo spettatore resta sospeso tra stupore e una salda consapevolezza: i fiori non sono mai solo ornamento. Sono specchio della nostra storia, cartina tornasole della politica, metafora di resilienza, di rinascita e del nostro delicato legame con la natura.