Fino al 9 giugno, le sale di Villa Medici diventano un ipnotico caleidoscopio di tinte sfavillanti che riaccendono nello spettatore un sentimento raro: la meraviglia. È “Chromoterapia. La fotografia a colori che rende felici”, mostra curata da Maurizio Cattelan e Sam Stourdzé, che celebra la fotografia a colori come forma d’arte autonoma, finalmente svincolata dai meri compiti documentaristici e riconosciuta come linguaggio universale. La rassegna è strutturata come un viaggio attraverso la storia del colore attraverso agli scatti di diciannove artisti. Un percorso ricco nel quale c’è spazio per l’ironia, il sogno, la critica agli stereotipi o agli stili di vita imposti dalla società e l’inquietudine. Le prime sale di “Cromoterapia” rendono omaggio ai pionieri della fotografia a colori degli anni Venti, come la britannica Madame Yevonde, celebre per i suoi ritratti ispirati alla mitologia classica, in cui trasforma le sue modelle in divinità immerse in scenari saturi di tinte vivide, e Erwin Blumenfeld, fotografo di moda che ha rivoluzionato il genere con composizioni visionarie e surreali, dove il colore diventa il vero protagonista della scena. Il percorso prosegue con autori che esaltano la forza narrativa del colore: Walter Chandoha – celebre “fotografo dei gatti” – accentua la personalità degli animali domestici con ritratti psichedelici diventati best seller negli anni ’60; Martin Parr usa una tavolozza pastello per denunciare consumismo e società dell’eccesso, riempiendo l’inquadratura di montagne di cibo; L’ex poliziotto svizzero Arnold Odermatt trasfigura gli incidenti stradali in visioni perturbanti: fanali spezzati colano in chiazze cromatiche che sciolgono la realtà. Non manca l’ironia della scena contemporanea: i ritratti pop di Hassan Hajjaj incorniciati da barattoli di pomodoro, la rivisitazione a colori dell’eredità di Seydou Keita firmata Ruth Ossai, e gli autoritratti saturi di Juno Calypso, che giocano sul mito della femme fatale. La mostra si conclude con il capitolo “Make a Face”, dedicato al ritratto: una galleria di volti in cui la cromia diventa emozione pura, confermando l’assunto di fondo di “Cromoterapia”: il colore, se ben usato, coinvolge, cura lo sguardo e restituisce alla fotografia una potenza espressiva spesso trascurata.
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