Casa Peyretti: la semplicità che diventa casa, musica e comunità, di Silvia Tonda

C’è un filo sottile che unisce certi volti televisivi al pubblico: un filo fatto di autenticità, calore umano e quella rara capacità di far sentire chi guarda non solo spettatore, ma ospite. È il filo che tiene insieme il successo di Casa Peyretti, una delle trasmissioni più amate del palinsesto di Rete 7, emittente piemontese che da anni coltiva talenti, storie e programmi capaci di parlare davvero alla gente.

La mia emozione è stata grande quando ho saputo che avrei potuto intervistare Enrico Peyretti, l’anima, la voce e il sorriso di questo format che, settimana dopo settimana, ha trasformato un semplice spazio televisivo in una piccola comunità affettuosa. Non è un caso se, da appena due settimane, è nato il primo fan club ufficiale del programma: segno di un affetto reale, spontaneo, quasi familiare.

Silvia: Ciao Enrico, esordisco dicendoti che sono una grande ammiratrice del tuo programma e della tua conduzione. Mi parli un po’ della tua vita prima del programma?

Enrico: Sono originario di Luserna San Giovanni e ho sempre avuto una grande passione per la musica. Il pianoforte e il canto sono stati, fin da ragazzo, i miei compagni più fedeli. A 16 anni mi esibivo già nelle piazze del paese, e il contatto con le persone – quel calore diretto, immediato – è rimasto qualcosa di fondamentale per me.

Prima della televisione avevo un negozio di ristrutturazioni e arredi bagno a Pinerolo: una vita solida, concreta, ma sempre accompagnata dalla musica.

Silvia: Come è nato il tuo percorso televisivo?

Enrico: In modo del tutto inatteso. Era marzo 2020, eravamo nel pieno del lockdown. Vivere chiusi in casa amplificava tutto: paure, emozioni, pensieri. Sentii fortissimo il bisogno di raccontare quel momento con una canzone, ed è nato il brano 2020.

Immaginavo un padre del futuro – nel 2050 – che racconta a un figlio ciò che abbiamo vissuto.

Il brano ebbe subito un ottimo riscontro e iniziarono le prime interviste, prima radiofoniche e poi televisive. Non immaginavo che quella scintilla potesse aprire un cammino così diverso.

Silvia: E il rapporto con Rete 7? Quando è cominciato?

Enrico: Sono arrivato a Rete 7 come ospite della trasmissione Parliamone, intervenendo da casa e cantando brani di musica italiana. La Rete ha creduto in me sin da subito. E questo non è scontato: Rete 7 ha una sensibilità particolare nel riconoscere chi ha qualcosa da dire, e nel dare spazio alle persone in modo genuino.

Silvia: Casa Peyretti, che ormai è un po’ la casa di tutti noi: come nasce?

Enrico: In maniera semplice, quasi spontanea. Siccome i miei interventi piacevano, la Rete mi propose un’ora di trasmissione tutta mia.

Così, da un angolo del mio salotto – un luogo intimo, pieno di ricordi – è nato un piccolo studio televisivo. All’inizio ci si collegava con amici, poi con musicisti da ogni parte. Casa Peyretti ha conservato quell’atmosfera domestica: niente luci fredde o distanze, ma calore, verità, vicinanza.

Silvia: Qual è, secondo te, il segreto del vostro successo?

Enrico: Credo sia la semplicità. Casa Peyretti è una trasmissione vera, fatta in diretta, senza filtri e senza costruzioni artificiali.

Io non accetto cantanti in playback: la musica è emozione viva, deve vibrare, respirare, essere autentica.

E poi alterniamo momenti leggeri ad altri più intensi: la musica parla d’amore, certo, ma anche di guerra, violenza, discriminazioni. La musica arriva sempre al cuore e può far riflettere. Questo, per me, è uno degli obiettivi più nobili del programma.

Silvia: Progetti per il futuro?

Enrico: Vorrei far crescere ancora Casa Peyretti, inserire contenuti nuovi, dare spazio a persone e storie che sappiano toccare il cuore.

E continuare a ringraziare il pubblico e Rete 7, che mi ha permesso di trasformare un piccolo pezzo di casa in un luogo condiviso da migliaia di persone.

Dopo il tempo trascorso con Enrico, capisco perché Casa Peyretti sia diventata, per molti, una seconda casa: non è solo una trasmissione, ma un abbraccio. Un luogo dove la musica è un ponte e la sincerità è la chiave. Uno spazio in cui Rete 7 ha creduto, dando libertà e fiducia a un conduttore capace di costruire comunità, più che audience.

E, lo confesso, anch’io ora mi sento parte di questa famiglia.