Centrale Montemartini: un luogo di rinascita, di Anna Maria Borello
A Roma, città dalle mille vite, esiste un luogo dove l’arte classica dialoga e si fonde con l’ingegneria industriale: la Centrale Montemartini. Prima centrale pubblica di produzione di elettricità della città, fu costruita nel 1912 e intitolata alla memoria dell’assessore Giovanni Montemartini.
Ormai obsoleta, fu dismessa nel 1963 e per trent’anni, caduta in disuso, divenne un luogo deserto e dimenticato, che si pensò persino di demolire. Il primo segnale di rinascita giunse negli anni ’80, quando l’Acea ristrutturò la sala macchine e la sala caldaie, trasformando quei luoghi, abbandonati da decenni e occupati solo da carcasse di un progresso ormai remoto e superato, in spazi espositivi. L’esperimento ebbe un grande successo, ma la vera consacrazione della Centrale come polo museale avvenne nel 1997.
In quell’anno, alcuni ambienti dei Musei Capitolini divennero inagibili a causa di imponenti lavori di restauro. Per non sottrarre al pubblico le sculture e i reperti, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali decise di trasferirli nei locali della centrale. Nacque così la mostra “Le macchine e gli dèi”, dove i giganteschi macchinari della Roma industriale incorniciavano ed esaltavano le eleganti linee dei busti romani e i mosaici di antichi cortili. Un contrasto inatteso, che, tuttora, incanta.
Visto il successo della mostra, il vecchio impianto industriale, costruito accanto alla sponda sinistra del Tevere per garantire l’approvvigionamento idrico ai macchinari ormai fermi, divenne nel 2001 un museo permanente. La collezione si è progressivamente arricchita, accogliendo anche reperti a lungo conservati nei depositi dei Musei Capitolini.
Oggi la Centrale Montemartini è uno degli spazi espositivi più originali di Roma, testimonianza della capacità della città di rinascere e reinventarsi senza perdere la sua memoria. Chi vi entra percepisce, tra il silenzio ovattato dei motori spenti, il respiro lontano dell’antica città.