Monte di Procida è la parte più estrema della penisola flegrea, un promontorio assolato di fronte  all’isola omonima, da cui è separata da uno stretto tratto di mare. Dopo la fondazione della colonia di Miseno,  divenne parte integrante di questo territorio che, in età augustea, in seguito all’impraticabilità del porto militare di Portus Iulius nella baia di Puteoli, si trasformò nella più importante base della flotta praetoria romana, a guardia del bacino occidentale del Mediterraneo. Circa  10.000 tra legionari e ausiliari  erano acquartierati tra la cittadella, il porto e la Schola Militum, dove si addestravano nelle tattiche della guerra navale e in quelle della guerra campale. Ai margini del centro urbano, lungo l’asse viario che collegava con Cuma, corrispondente all’attuale Via Cappella, i marinai della flotta di Roma compivano il loro ultimo viaggio.

La porta dell’Ade era poco distante, nascosta tra la vegetazione sulle rive del Lago D’Averno, dove i fumi emessi dalle attività vulcaniche celavano il passaggio delle anime verso l’oltretomba.  Il dio Plutone e sua moglie Proserpina regnavano su questo mondo ultraterreno, al quale i defunti giungevano attraversando il fiume Stige, guidati dal traghettatore Caronte.

La Necropoli di Cappella, che ospita le camere sepolcrali dei classiari di Miseno, fu utilizzata dal I a.C. fino alla prima metà del V secolo d.C.  Il sepolcreto è costituito da un nucleo fronte strada e uno situato in un’area più interna. I colombari conservano in parte la loro decorazione pittorica: affreschi sulle volte e nei loculi, tra i quali spiccano un tondo con una menade danzante e un busto di Selene con la falce lunare sul capo, incorniciato da simboli magici. La dea della luna, identificata anche con Iside, protettrice della navigazione, veglia sul sonno dei marinai, simbolo di quell’infinito mistero che avvolge il ciclo della vita e della morte.

Tra le pietre umide aleggia un’aura di profonda spiritualità; insieme alle ceneri, i monumenti hanno custodito storie e memoria. Durante le campagne di scavo sono stati rinvenuti numerosi epitaffi che confermano la presenza della flotta misenate in quest’area, fornendo preziose informazioni sulla vita dei marinai e sulla loro organizzazione logistica.

Si arruolavano tra i 17 e i 22 anni e provenivano da ogni angolo dell’Impero: Egitto, Asia minore, Tracia, Siria, Dalmazia e Pannonia, Africa e Grecia. Erano uomini liberi, in buona salute, in possesso della conoscenza della lingua latina e di un livello di istruzione almeno elementare (leggere, scrivere e far di conto), nonché dotati di qualità morali compatibili con il giuramento di fedeltà. Le iscrizioni ritrovate testimoniano anche i legami familiari e la prova del radicamento dei classiari e delle lore famiglie nel tessuto civile del territorio

Ogni luogo è abitato dall’invisibile, ha un suo senso arcano, un carattere proprio; mostra e nasconde tracce del passato e ci parla attraverso significati che gli appartengono. “Nullus locus sine genio est!”: nessun luogo è privo di un Genio, affermava il poeta latino Servio MarioOnorato.  Ogni spazio dove è passata la Storia, soprattutto quella quotidiana, ha un’anima, costituita da un’alchimia di colori, suoni, odori, sapori e ritmi.

Nel borgo di Monte di Procida, l’amore per il mare e per le tradizioni marinaresche si è tramandato nel tempo e continua a vivere nelle consuetudini della comunità. In questo solco si muove l’Associazione Vela Latina, impegnata nella salvaguardia del gozzo, imbarcazione tipica locale. Nata per promuoverne la conoscenza, soprattutto tra i giovani, il circolo vuole tenere viva la memoria delle origini marinare, l’orgoglio di discendere da pescatori, armatori e marinai. Tra le sue numerose attività figurano anche le competizioni marinare e l’archeologia subacquea.

Tra la sabbia e la spuma i classiari che riposano nella Necropoli di Cappella hanno sofferto, gioito, amato: quei sentimenti e quelle emozioni impregnano ancora l’aria.

“Per sempre camminerò su questi lidi, – scrive Khalil Gibran – L’alta marea cancellerà le mie orme, e il vento soffierà via la spuma. Ma il mare e la spiaggia rimarranno per sempre”.