Prevenzione e trattamento dell’alluce valgo, di Valter Iozzelli

UNA PATOLOGIA COMUNE Il dottor Valter Iozzelli di Ortopedia Athena ci guida alla scoperta di questo problema diffuso.

In caso di insorgenza non va assolutamente trascurato: fondamentale migliorare l’appoggio al terreno con i plantari, realizzati su misura.

L’alluce valgo è sicuramente una delle patologie più comuni. Consiste nella rotazione dell’alluce verso l’esterno e ciò, con il progredire della patologia, provoca un forte dolore e una limitata capacità di movimento del dito, oltre a condizionare la postura di tutto il corpo. Il principale sintomo è dato dal dolore, dal cambia- mento dell’anatomia e dalla comparsa della cosiddetta «cipolla», una protuberanza alla base del primo raggio che indica una borsite e nella maggior parte dei casi mal tollera il contatto con le calzature. L’alluce valgo se trascurato porta ad un cambiamento vero e proprio dell’allineamento delle dita e alla loro sovrapposizione, per questo motivo è importante prevenire per non arrivare all’unica soluzione possibile: l’intervento chirurgico. È possibile dividere le conseguenze a livello locale, dove possiamo trovare metatarsalgie e lussazioni delle dita, dalle conseguenze posturali, che a mio avviso rappresentano quelle più importanti e trascurate, come valgismo delle ginocchia rigidità delle anche e dolore lombare. Le cause che influenzano l’insorgenza della patologia sono l’ereditarietà oppure le cause secondarie come l’utilizzo di calzature strette e non adeguate alla conformazione del piede. Alcune patologie come artrite reumatoide o gotta possono fare insorgere l’al- luce valgo.

Come prevenire? Sicuramente indossando calzature comode e con tacchi moderati (5/6 centimetri). Osservando l’usura delle nostre calzature, se non adeguata (consumo eccessivo, differenza tra il piede destro e quello sinistro…), può da subito rappresentare un campanello d’allarme importante. Per valutare il grado di rotazione del dito oltre al suo appoggio basterà fare una lastra del piede sotto carico e un esame baropodometrico in statica e in dinamica.

Cosa bisogna fare all’insorgenza?  Inizialmente si consigliano impacchi di ghiaccio o creme antiinfiammatorie locali per sedare il dolore, meglio se associati a tutori notturni o diurni dedicati alla patologia. Fondamentale è migliorare l’appoggio al terreno con i plantari, dispositivi medici che rappresentano la migliore interfaccia per il piede poiché ridistribuiscono il peso corporeo correggendo la postura globale. Sono realizzati su misura attraverso tecnologie 3D e tengono conto del peso e della misura del piede e soprattutto dell’attività di chi li indossa.

Qualora l’utilizzo del plantare riducesse solo parzialmente il dolore e fosse necessario l’intervento si potrà realizzare con un approccio classico, cioè con l’apertura chirurgica della cute e dei tessuti sottostanti con la procedura cosiddetta «a cielo aperto», oppure con un approccio chirurgico percutaneo, meno invasivo perché realizzato con piccoli forellini sulla cute, che ha i medesimi risultati ma con tempi di recupero minori.

Mai come in questa patologia vale il motto: «meglio prevenire che curare!»